“... e nelle Terme ritroviamo il carattere fondamentale dell'architettura Romana.
La spazialità interiore"

“E NELLE TERME RITROVIAMO IL CARATTERE FONDAMENTALE DELL’ARCHITETTURA ROMANA, LA SPAZIALITÀ INTERIORE."

LE RISORSE TERMALI: LA SORGENTE BULLICAME NELLA MEMORIA DI DANTE E MICHELANGELO

Le vestigia delle terme romane si estendono per undici chilometri lungo l’antica via Cassia, alla periferia di Viterbo, assumendo particolare rilevanza in prossimità delle tre principali aree termali: Aquae Passeris, Paliano e, la più importante, Bullicame.

Ampie documentazioni testimoniano il grande rilievo che la zona termale del viterbese ricopre fin dai tempi più antichi, come attestano gli scritti di Strabbone, Tibullo, Simmaco, Marziale e Scribonio Largo, medico dell’Imperatore Tiberio. Dodici chilometri di frattura della crosta terrestre da cui spontaneamente emergono, sospinte dalla forza dei gas solfurei e carbonici, numerose acque per lo più ipertermali (40°-58°C) e ricche di sali di zolfo e bicarbonato di calcio, magnesio e altri ancora. Fra tutte, da una bianca montagnola calcarea sgorga la più importante e famosa: la sorgente Bullicame.

La sorgente Bullicame, solfureo-solfato-bicarbonato-alcalino- terrosa fluorata con i suoi 58°C, è da sempre apprezzata per le sue qualità terapeutiche, anche in Idrologia Medica. Il suo notevole pregio risiede nelle caratteristiche chimico-fisiche che la rendono adatta a molte utilizzazioni in terapia termale, per la cura e la prevenzione delle affezioni croniche di tutto l’apparato respiratorio e osteoarticolare, per la cura delle malattie della cute e dell’apparato genitale e delle malattie dismetaboliche. La sorgente Bullicame alimenta tutti i servizi delle Terme dei Papi e la splendida piscina monumentale di oltre 2.000 mq

LE RISORSE TERMALI: LA SORGENTE BULLICAME NELLA MEMORIA DI DANTE E MICHELANGELO

Le vestigia delle terme romane si estendono per undici chilometri lungo l’antica via Cassia, alla periferia di Viterbo, assumendo particolare rilevanza in prossimità delle tre principali aree termali: Aquae Passeris, Paliano e, la più importante, Bullicame.

Ampie documentazioni testimoniano il grande rilievo che la zona termale del viterbese ricopre fin dai tempi più antichi, come attestano gli scritti di
Strabbone, Tibullo, Simmaco, Marziale e Scribonio Largo, medico dell’Imperatore Tiberio.
Dodici chilometri di frattura

della crosta terrestre da cui spontaneamente emergono, sospinte dalla forza dei gas solfurei e carbonici, numerose acque per lo più ipertermali (40°-58°C) e ricche di sali di zolfo e bicarbonato di calcio, magnesio e altri ancora. Fra tutte, da una bianca montagnola calcarea sgorga la più importante e famosa: la sorgente Bullicame.

La sorgente Bullicame, solfureo-solfato-bicarbonato-alcalino- terrosa fluorata con i suoi 58°C, è da sempre apprezzata per le sue qualità terapeutiche, anche in Idrologia Medica. 

Il suo notevole pregio risiede nelle caratteristiche chimico-fisiche che la rendono adatta a molte utilizzazioni in terapia termale, per la cura e la prevenzione delle affezioni croniche di tutto l’apparato respiratorio e osteoarticolare, per la cura delle malattie della cute e dell’apparato genitale e delle malattie dismetaboliche.

La sorgente Bullicame alimenta tutti i servizi delle Terme dei Papi e la splendida piscina monumentale di oltre 2.000 mq.

Un laghetto vulcanico, colmo di acque termali scaturite da innumerevoli sorgenti che ne animano il fondale argilloso, ci offre un fango molto raro perché già maturo. Viene quindi utilizzato in terapia sempre vergine, maturato da millenni sul fondo del laghetto termale. Da qui, le Terme dei Papi estraggono due tipi di fango: quello lavico di colore grigio, utilizzato in fangoterapia, e quello sorgivo di colore bianco, utilizzato per i trattamenti estetici. Di grande valore sono le testimonianze di poeti e artisti importanti che nel tempo ebbero modo di apprezzare le sorgenti termali viterbesi.

Nella Divina Commedia Dante Alighieri ricorda più volte il Bullicame ed in particolare nel XIV canto dell’Inferno: “Quale del Bulicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici tal per la rena giù sen giva quello …” vv. 79-81 Michelangelo Buonarroti, passando dai Bagni di Viterbo in uno dei suoi viaggi a Roma (tra il 1496 e il 1536), fu colpito dalla bellezza delle Terme e ne fece due disegni a penna, che attualmente si trovano presso il Museo di Vicar de Lille in Francia.

Un laghetto vulcanico, colmo di acque termali scaturite da innumerevoli sorgenti che ne animano il fondale argilloso, ci offre un fango molto raro perché già maturo. Viene quindi utilizzato in terapia sempre vergine, maturato da millenni sul fondo del laghetto termale. Da qui, le Terme dei Papi estraggono due tipi di fango: quello lavico di colore grigio, utilizzato in fangoterapia, e quello sorgivo di colore bianco, utilizzato per i trattamenti estetici. Di grande valore sono le testimonianze di poeti e artisti importanti che nel tempo ebbero modo di apprezzare le sorgenti termali viterbesi.

Nella Divina Commedia Dante Alighieri ricorda più volte il Bullicame ed in particolare nel XIV canto dell’Inferno: “Quale del Bulicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici tal per la rena giù sen giva quello …” vv. 79-81 Michelangelo Buonarroti, passando dai Bagni di Viterbo in uno dei suoi viaggi a Roma (tra il 1496 e il 1536), fu colpito dalla bellezza delle Terme e ne fece due disegni a penna, che attualmente si trovano presso il Museo di Vicar de Lille in Francia.